martedì 20 dicembre 2016

 LA SECONDA ESTATE
 di Cristina Cassar Scalia  edizioni Sperling & Kupfer

   Recensione di  Liber Liber La Lettura di  Rosy Franzò & Piero Pirosa

Ci sono luoghi che ammaliano, stregano, incantano, “ubriacano i sensi”, non solo  per la bellezza naturalistica o storica ma  in quanto capaci di evocare persone che li hanno già vissuti, in un'altra vita , in un’altra stagione; se ne può  udire  il suono delle voci, immaginare con gli occhi della mente ciò che è stato. Ci sono luoghi eternamente sospesi tra cielo e terra , tra “l’estetismo decadente di pochi e lo spirito eccentrico di molti”. Capri è uno di questi: <<Un capolavoro di architettura costruito senza architetti>>.  E’ come superare  una linea di confine , uno “stargate”,in cui la dimensione spazio-tempo si annulla,  per immergerci in  un cosmo e microcosmo sconosciuto, dal carattere esotico, sensuale, enigmatico, d’ inquietante bellezza.….. quasi fatato,  che  sicuramente non ci appartiene ma ci seduce, ci affascina, e inaspettatamente, ci coinvolge. E poi c’è lo stile Capri, come lo definì negli anni venti l’architetto Edwin Cerio. Ma  cos'è ? E’ bellezza, leggerezza, eleganza minimale e senza orpelli, vita sorridente , semplice, meno artificiosa possibile; nasce nella notte dei tempi e il primo  artefice ne  fu Tiberio e poi,... Axel Munthe, Curzio Malaparte, Pablo Neruda...Audrey Hepburn, Brigitte Bardot; culmina negli anni ‘60 del novecento, gli anni del boom economico ,della <<<dolce vita>> di felliniana memoria. Il suo cuore pulsante è la piazzetta, i rintocchi dell’orologio battono  le ore della mondanità che sciama fra i tavolini, la colonna sonora è <<Luna caprese>>, la cui eco rimbalzando sui  Faraglioni, guardiani dell’isola, si diffonde nell’aria, “ruffiana complice” di amori impossibili, proibiti da un “moralismo” di facciata, ipocrita e bigotto. Sarà stato un “folletto spiritoso” a sussurrare  a Cristina Cassar Scalia  di ambientare con incosciente coraggio,  La seconda estate (Sperling & Kupfer), in un set naturale come Capri, così “sfruttato”, innumerevolmente reiterato, da letterati, poeti, cineasti...  senza temere il peso del confronto o il rischio di un progressivo appiattimento narrativo?  Ma i folletti sono ironicamente dispettosi, amano sbigottire... Ed è così che l’autrice, al suo esordio, stupisce con una lettura intensa, verga pagine increspate di passione, di romanticismo ottocentesco; il romanzo si dipana con una ”virtuosistica” conduzione dell’intreccio fino  a quando la scrittrice come direbbe Pirandello, “piglia il fatto per la coda” concentrandolo in un “punto focale”, al culmine,  quando la narrazione  troverà esplicitazione nella linearità di una “fiaba d’amore” vissuta due volte.  Il ritmo, come composizione musicale (Camilleri docet!) passa  dai tempi mozartiani dell’allegro e andante  al largo verdiano  di :<< ...croce e delizia al cor >>. Piove,....piove  sulle strade di Roma un freddo pomeriggio di marzo, anonimo, uggioso,  piove sulla vita di Lea, sente le gocce d’acqua rigarle la pelle come lacrime. Ed ecco, l’elemento sorpresa  che squarcia un ventennale oblio, dalle cui profonde viscere  si materializza un volto, Giulio, sì proprio lui , Giulio Valenti.  Basta uno sguardo, un fugace saluto e …...sembra ieri: <<ancora senza respiro, con il cuore in tumulto e un nodo in gola>>. Eppure :<< È una storia lontana… tanto lontana….Vent’anni e una vita>>. Tutto sparisce  intorno a lei, chiude gli occhi, e con un viaggio a ritroso, dai labirinti della mente emergono ricordi sfocati,  poi sempre più nitidi ...variopinte case di  pescatori che come: <<emanazione della roccia>> si tuffano a mare , barche tirate a riva in un tutt’uno con la vita quotidiana. Tutto è saturo d’ azzurro, giallo e verde. Corre l’anno 1962 a Marina Grande e Lea Corsi  è a Capri. Un  incontro fatale e nulla sarà come prima. E’ sintonia totale, affinità elettiva che investe anima e corpo, intimità viscerale radicata nell’inconscio, chimica pura, incontrollabile, sentimentalmente irrazionale. E’ felicità repentina, fugace, difficile da sostenere per una donna sposata in quegli anni dove il :<<Matrimonio è per sempre>>, consumata nell’intimità di una villa misteriosa   per perdersi nell’attimo fuggente di un tragica sciagura. Poi niente, un lungo distacco, giorni interminabili di silenzio e un “prezioso segreto”  che lega presente e passato. Galeotto è un incontro a teatro e il fato terribile e capriccioso offre ai protagonisti una seconda opportunità. La seconda estate è una gemma letteraria che si rifà alla purezza dell’amore cortese o fin amor cantato dai trovatori provenzali del XII secolo, la Cassar Scalia, con linguaggio colto, quasi altero, descrive i luoghi minuziosamente, nei dettagli , ipnotizzando  il lettore, “spingendolo” dentro la storia…...a passeggiare lungo la via Krupp, a villeggiare alla Canzone del mare, alla Migliera o sul monte Solaro piuttosto che  navigare fino al faro di Punta Carena, per rubare al tramonto  gli ultimi raggi di sole, per vivere la notte fino all’alba. Come pittori, con gli occhi della fantasia, ci immaginiamo di dipingere  una tela, con Lea e Giulio a bere un martini ai tavolini, mentre Liz Taylor e Richard Burton si scambiano  baci furtivi, Brigitte Bardot, a piedi nudi, si offre ai lampi al magnesio dei paparazzi e in  un tavolino, seminascosto, Pablo Neruda sottovoce declama la sua: <<Capri, regina di rocce / nel tuo vestito color giglio e amaranto / son vissuto per svolgere dolore e gioia / la vigna di grappoli abbaglianti conquistati nel mondo / il trepido tesoro d’aroma e di capelli / lampada zenitale, rosa espansa, arnia del mio pianeta….>>, l’isola dell’amore, un pezzo dell’Olimpo donato agli umani, dove l’impossibile diventa possibile, anche una seconda volta, per ….Una seconda estate.



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