venerdì 6 gennaio 2017

Fiammetta
di Emanuela E. Abbadessa Rizzoli 2016
Recensione di Liber Liber La Lettura di Rosy Franzò & Piero Pirosa

 La farfalla, l’atomo e la metamorfosi
   
<<La signorina Renzi aveva appena finito di dettare il titolo del componimento e se ne stava seduta dietro la cattedra, col mento alto e la schiena tesa, come per puntare lo sguardo molto lontano da sé….e, per quanto l’aula desse sul cortile interno della scuola, provò ad immaginare di poter allargare la vista sui tetti di Firenze>>. L’inizio di Fiammetta, di Emanuela E. Abbadessa edito da Rizzoli, riporta  alla mente l’Infinito di Leopardi, quella siepe che impedisce la vista, e similmente, Fiammetta fantasticando, va oltre il <<cortile>>, per “naufragar” fra le bellezze fiorentine. L’autrice,  è come se, sapientemente, introducesse il lettore, in un  film di  Comencini , non uno dei tanti del grande regista  dei “bravi italiani”, ma  in “Cuore” , liberamente ispirato  al libro di Edmondo De Amicis. Inizia a  “dipingere”, in maniera accurata e avvincente, il “suo” personaggio e il microcosmo di umanità che lo circonda. La maestra Fiammetta Renzi, sognatrice, poetessa in erba che :<<...amava stupire con atteggiamenti poco convenzionali, mai disdicevoli, però inusuali per una giovane a modo>>,  con la sua ingenua  “sensualità nascosta”, come la ciocca rosso vermiglio tra i suoi capelli, determinazione, indipendenza….amore e sollecitudine nei confronti dei suoi piccoli alunni, rimanda alla signorina con la penna rossa di “deamicisiana” memoria: <<la maestrina della prima inferiore numero tre, quella giovane col viso color di rosa,…. e porta una gran penna rossa sul cappellino>>. L'ambientazione è quella della Firenze di fine Ottocento, lontana anni luce dall’égalité al femminile, invano auspicata, da Olympe de Gouges e dal movimento delle suffragette, il National Union of Women's Suffrage  di Millicent Garrett Fawcett e poi di Emmeline Pankhurst. Eppure :<<Il mondo, pensava Fiammetta, stava cambiando . E molto in fretta…>>. In una realtà cristallizzata, pietrificata, Fiammetta, è portatrice di mutazioni genetiche, che ne fanno una protofemminista, una ribelle ante litteram,  per un mondo declinato al  femminile, capace di emanciparsi  irreversibilmente  dall’uomo,…... una crisalide nel suo angusto bozzolo,  un atomo carico di un’ energia esplosiva. Ma...Fiammetta ha un’anima armoniosa, duale, determinata e sensibile, caparbia e gentile :<< Era lieta di essere nata in una città tanto ricca di storia...Lei, il bello ce l’aveva sempre sotto il naso….bastava uscire di casa….era lì a disposizione, non occorreva pagare un biglietto>>. Sembra sentire il principe Miškin, nell'Idiota di Dostoevskij: <<La bellezza salverà il mondo>>. Ma quale bellezza? Per Fiammetta non è solo bellezza artistica, letteraria, ….col suo fascino catartico, capace di indurre una sindrome di Stendhal collettiva, ma più profonda, interiore, che esplicita  con gesti di tenerezza, amore incondizionato, solidarietà, istinto materno come nei confronti di Duccio o di gentile discrezione, per non turbare o compromettere l’amicizia di un pretendente non corrisposto, il maestro Stefano Pucci, mente libera , aperta al cambiamento, l’unico che fosse stato  capace di restargli a  fianco,  come scudiero impavido di un moderno Don Chisciotte, nelle sue utopiche battaglie al femminile. Al primo approccio, il lettore si trova dinanzi un’ architettura  umanamente composita , un labirinto di personaggi in antitesi con la  linearità della trama. Una prima lettura, richiede un’analisi strutturalista e/o formalista, per capire come in una forma elegante, mai aulica,  ma con  toni  di matura raffinatezza estetica, l’Abbadessa fa sì, che  il valore funzionale  del singolo personaggio sia determinato dall’interagire, intersecarsi, scontrarsi con gli altri. L’autrice chiarisce subito, fin dalle prime pagine, qual è il messaggio che vuole veicolare, il messaggio profondo, la “substantifique moëlle”, per usare le parole dello scrittore francese François Rabelais,  nel romanzo satirico “Gargantua e Pantagruele”: la rivendicazione di pari diritti e dignità tra donne e uomini, la messa in discussione dell’autoritarismo patriarcale ………, perchè Fiammetta  credeva che :<<...le donne dovessero essere sempre libere di costruirsi il proprio destino>>. Ma cosa farà vacillare l’equilibrio fiorentino della “giovin” maestra? L’incontro con l’amore ,la passione …..metterà in discussione certezze sedimentate, la  sua  stessa libertà  fisica e morale :<<quella stanza tutta per sé >>, che rimanda  al celebre saggio di Virginia Woolf , A room of one's own. "Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse", direbbe il Sommo Poeta,   ma in Fiammetta,  Galehault  è una conferenza  in cui Mario Valastro, poeta catanese,  autore di “versi arditi e autentici”,  presenta la sua opera, il “Satana trionfante”. Ed è subito sintonia totale, innamoramento “illusionale”,  parziale affinità elettiva che investe i loro corpi, ma non la loro anima. Cresciuto in una famiglia matriarcale e opprimente, amato in modo morboso, “sbagliato”,  dalle <<temibili>> sorelle Strazzeri, mamma e zia, impregnate di acido cloridrico, per lui l’amore è possesso ed asservimento  totale a chi possiede. Eppure, la sfrontatezza, l’atteggiamento impertinente e angelicamente disinibito della  maestrina fiorentina, l’avevano ammaliato, disorientato, turbato: << ...era penetrante nella critica….e capace di incartarlo con una delle sue espressioni acute e vagamente beffarde>>. Però,   sarebbe bastato plasmarla e, magari, trasformarla in una bambola da compagnia, nella stanza da ricamo,  delle sorelle Strazzeri. Purtroppo per Valastro,  Fiammetta, di recitare  la parte  della bambola alla Ibsen, rinunciando alla sua capacità speculativa, non ne aveva proprio voglia. In una Sicilia, di stampo feudale, con un’ organizzazione piramidale, padrone-servo, Fiammetta, dopo il viaggio di nozze, si renderà conto di aver vissuto : <<una scheggia di felicità fermata nel tempo e incastonata in un altrove>>, catapultata  negli anni più bui, di  un “basso medioevo” dell’Ottocento.. Una realtà così retrograda, bigotta, volutamente stagnante, poteva accettare che una donna sposata, potesse impudentemente gironzolare ,da sola, per le vie della città in ambienti degradati, dove regnavano miseria, povertà e abbandono….? Sembra udire,  il mormorio pettegolo e gattopardesco, che si  leva al suo incedere…..nei vicoli, nei circoli, nei barbieri,…..:<<Che scandalo! Che scandalo!!>>. E poi, cos’era quell’idea della “Sorellanza”? Di aiutare le mamme e i bambini indigenti? In fondo, : <<...i poveri c’erano e ci sarebbero sempre stati….>>. Una socialista!!! Ecco cos’era...L’abbadessa descrive i luoghi minuziosamente, nei dettagli , ipnotizzando  il lettore, “spingendolo” dentro la storia…...a passeggiare  accanto a Fiammetta  in Piazza Duomo piuttosto che lungo i viali di villa Bellini. Come un bravo detective, uno Sherlock Holmes  in gonnella, con lente di ingrandimento in mano, osserva e analizza le dinamiche, i giochi di potere che si instaurano all’interno di una coppia, soprattutto, quando  si alterano, s’invertono…...Nel suo doloroso percorso di crescita, la protagonista imparerà a riflettere su un principio della dinamica : ad un’ azione corrisponde  una reazione, ….però, non sempre nel campo umano,  uguale e contraria, ….la violenza del marito, l’unica arma di sottomissione, e la freddezza dell’amante , capace di sedurre ma inetto ad amare ;un vinto verghiano? Fiammetta, è sull’orlo del baratro, sta per precipitare,... ed ecco la “metamorfosi”: la crisalide si libera dal bozzolo, splendida farfalla che si  libra alta nell’aria,……. l’assegno inviatole da un editore  che ne apprezza i versi...è la libertà riconquistata, l’indipendenza economica, il punto di partenza  da cui ricominciare, consapevole che :<<molte delle grandi passioni delle donne sono rivolte ad uomini abietti…>>.

Ad maiora, Fiammetta!





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